1.. 2.. 3 st(non è “ella”)

La maggior parte di quelli che usano quotidianamente (ovvero che hanno perennemente in mano) uno smartphone non ha la minima idea di cosa sia e di come funzioni realmente. Il motivo del suo successo è esattamente questo. Agli albori dell’informatica gli utenti pretendevano, quando acquistavano un “elaboratore”, un manuale che ne spiegasse nel maggior dettaglio possibile il funzionamento. Più spesso era il manuale, più l’utente era soddisfatto. Addirittura i produttori vendevano dei kit da assemblare, per permettere agli acquirenti più “smaliziati” di risparmiare qualche soldino. Adesso una sditata e via! Chiediamoci perché! (Io già lo so.)

Lo stesso discorso vale per le “applicazioni”, ovvero per le “app”, nome sotto il quale è finito tutto ciò che ha a che fare con le attività in rete fatte tramite dispositivi app(manco a farlo app(manco a farlo app())osta)ositi (Anzi, “appo”, perché i “siti” non esistono più).
E tra queste “app” c’è Facebook (ovvero “Il libro dei fessi”).
Facebook si inserisce alla perfezione nella tipologia merceologica che un tempo andava sotto il nome di “fuffa”, o, dopo la 2a guerra mondiale, “USA e getta”: nato per essere un “luogo virtuale” in cui riversare il proprio “io” reale (a beneficio del proprio sé del futuro o dei proprii conoscenti attuali e aspiranti tali) e su cui ricostruire e tenere più coesa la propria “rete” di amicizie reali, si è trasformato in un esercizio per migliorare la propria capacità di sditamento.
La gente ci passa(va) le ore condividendo ca%%ate spesso prelevate da pagine varie fatte da pincopallini qualunque, vomitando la propria bile, mettendo “mi piace” e faccine e sditando avanti.

Più viene usato, più Facebook genera spazzatura virtuale che non fa altro che incrementare la quantità di tempo che la gente perde su di lui nella (vana! ma la gente non lo sa) speranza di trovare qualcosa che possa appagare i suoi desideri più impellenti (ma ingrossando le tasche di chi ha fatto suo l’assunto berlusconiano del dare alla gente ciò che la gente vuole – ovvero “le ca%%ate”).

Ma c’è un effetto collaterale molto più preoccupante: l’utente Facebook “altro” non viene più visto dall’utente “soggetto” come un essere umano, ma come un’entità virtuale, come un omino dei videogiochi, programmato per interagire con lui secondo schemi prestabiliti, senza anima né sentimenti né personalità, ecc.
E’ proprio il modo in cui la gente utilizza Facebook a provocare questo “equivoco”: i post, così come i commenti – quando vengono non dico letti ma visti -, devono scorrere e scorrono veloci. Nessuno si ferma a riflettere su cosa scrive e su cosa legge (ripeto: “leggere” è una parola grossa, da non prendere alla lettera), altrimenti non c’è tempo per i miliardi di post che seguono!

Ma poiché questo è un blog, ed è mio, io voglio fare una lunga riflessione su una delle tante ca%%ate in cui mi imbatto le rare volte che scorro i post di Facebook.

Un mio contatto (con cui ho quasi zero contatti, paradossalmente) ha pubblicato il seguente post:

Per chi non visualizza le immagini, si vede il mezzobusto di un tizio che, con sguardo accigliato, punta l’indice verso chi guarda e “dice”: “Siete tutti bellissimi… Tranne te.“.

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La prima cosa che mi sono chiesto, dopo una sana risata (che fa sempre bene), è stata: “Ma come si fa a condividere una stron%ata del genere?”. Poi ho letto il primo commento: “Vaffanculo“. A poca distanza, come risposta a un commento con cui non c’entrava alcunché, un “Che post drl cazzo” (sic).
A questo punto il mio contatto (Rosso) è intervenuto: “Signora, spero lei stia scherzando! La invito a moderare i termini cortesemente. Non sono gradite parolacce. Il post è simpatico e divertente. Per questo l’ho condiviso, non ideato.

Seconda riflessione: come si fa ad inca%%arsi per una stron%ata del genere, oltretutto postata da uno sconosciuto sulla propria “bacheca” e indirizzata a tutti i suoi contatti? E’ chiaro che Rosa (la signora del “Vaffanciullo”) non sia molto conscia del funzionamento di Facebook, probabilmente perché piuttosto in avanti con gli anni. Al posto di Rossa, alla luce di queste considerazioni, avrei cercato di spiegarle che il post era rivolto a tutti, e che proprio in questo stava la sua ironia.
Rosa risponde: “Addio cara amica virtuale.. abbiamo sensibilita diverse… stia bene…” (sic).
Era giusto chiarirlo dopo il “Vaffanculo” (serio) iniziale, sicuramente meno volgare e offensivo di un “Siete tutti bellissimi… Tranne te.” (che non è necessariamente un insulto: uno può non essere bellissimo ma magari è bello, carino, ecc.). Ma anche in questo caso l’età potrebbe essere stata la causa di una tale incoerenza. O forse per la signora il post non era abbastanza offensivo???

Ma occhio a Mar(r)one, il filosofo delle frasi fatte (probabilmente come lui): “Basta scopare di piu!!!!!” (sic. Le lettere accentate sono difficili da fare. Bisogna pensare, e poi ci vuole tempo)
Ancora un grande esempio di sensibilità (sicuramente finalizzato – non si capisce bene perché, ma nella testa di quelli come Mar(r)one funziona così – a fare colpo su Rossa e sulle sue amiche fi(fa rima con amiche)), ipotizzando che Maro non stesse invitando la signora a smettere di eccedere nelle faccende domestiche, ma che si riferisse all’atto sessuale che, ammesso possa essere davvero risolutivo in casi simili, e tralasciando la sua snaturazione (cosa comune, ormai), potrebbe non essere alla portata della donna, sia per la sua età, sia perché magari non ha un partner, magari non per sua scelta (potrebbe essere vedova, ad esempio).

Anche Verde ha mostrato poco rispetto per la tanto permalosa quanto poco Facebookizzata signora, ma perlomeno non ha ecceduto nel linguaggio.

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Alla fine della giostra, questo piccolo scambio esemplifica in maniera molto efficace l’attuale tendenza delle gente a considerare gli estranei come dei nemici, o come delle teste di ca%%o, o come dei pupazzi dei videogiochi, da prendere a calci in cu10 per fare punti. E questa tendenza si sta pericolosamente trasferendo nella società reale (chissà se qualcuno se n’è accorto, tra una sditata e l’altra).

Al netto del tempo che ho speso (un paio d’ore) per preparare e scrivere questo post, che – in caso decidessi di pubblicare, verrebbe ignorato dai più -, la riflessione che è seguita alla sua lettura ha richiesto varii minuti, ed è nata spontanea, come capita per qualsiasi post che leggo. Non mi chiedo cosa ca%%o faccia la gente su Facebook perché lo so. Una sditata e via! Anzi, e “vaffancu10!”.

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